Modena: “Mafie, un male ora radicato sul nostro territorio”
“Il nostro plauso va a chi ha condotto l’operazione Aemilia, agli investigatori e alle forze dell’ordine: il loro lavoro ha permesso di mostrare le modalità con cui la criminalità organizzata, fa affari sul territorio anche sfruttando cinicamente la tragedia del terremoto”. Questa la riflessione di Confesercenti Modena, di fronte ai raccapriccianti particolari che continuano ad emergere dall’indagine che nei giorni scorsi ha inferto un duro colpo al pericoloso intreccio tra mafia, economia, affari.
“Ovvio – prosegue l’Associazione - che non è più sufficiente indignarsi di fronte ai fatti: oggi la malattia è conclamata, gli anticorpi risultano insufficienti e la malavita è radicata sul nostro territorio. Al punto tale da dover fare i conti con un fenomeno giustamente definito ‘ndrangheta emiliana, giacché coinvolge imprenditori che operano o operavano per nome e per conto della ‘ndrangheta, o che facevano affari con la criminalità organizzata. Un radicamento che indubbiamente ha conosciuto un’accelerazione nell’ultimo decennio, anche a causa del combinarsi di crisi, sisma, recessione, difficoltà di accesso al credito che ha messo i malavitosi nelle condizioni di partire avvantaggiati, e in taluni casi appoggiandosi su una rete di veri propri consulenti per poter fare affari con la mafia.”
“Il controllo di attività economiche da parte delle organizzazioni mafiose, non solo per riciclare il denaro sporco, ma anche per entrare nella proprietà delle imprese e produrre utili, è un dato di fatto – aggiunge Confesercenti - E purtroppo, ed è inutile negarlo, per riuscirci hanno sempre cercato di consolidare e sfruttare al meglio rapporti personali e relazioni con una parte dell’imprenditoria, arrivando anche al mondo politico-istituzionale. Le organizzazioni mafiose/criminali strutturate hanno grandi capacità di camaleontismo, riuscendo a mimetizzarsi secondo i luoghi e le situazioni, adattandosi perfettamente all’ambiente circostante, sia per sfuggire ai controlli, sia per viverci in simbiosi; mutano linguaggio ed aspetto a seconda degli interlocutori e dell’obiettivo da perseguire. Il dato più allarmante è che tutto questo non è avvenuto in modo improvvisato: così come dimostra l’indagine Aemilia, le cosche risultano partner in affari sul territorio; chi le sceglie per gestire il business pare esserne consapevole. Segno, per usare le parole del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Roberto Pennisi, che le organizzazioni criminali hanno puntato «alla conquista delle menti degli emiliani» affinando la propria strategia per accreditarsi agli occhi degli onesti e della società.”
“La situazione è quindi di estrema gravità. Sarà necessario pertanto guardare in modo consapevole alla realtà messa a fuoco dagli inquirenti e dalle forze dell’ordine, al cui lavoro va tutto il nostro sostegno, e rimuovere in tempo reale tutte quelle aree di sottovalutazione che anche in passato si sono manifestate sul nostro territorio. L’attività investigativa è importante, ma deve essere accompagnata da una più alta consapevolezza dal valore imprescindibile della legalità da parte della politica, delle istituzioni dei professionisti, degli imprenditori e delle loro Associazioni di rappresentanza. Confesercenti, da anni estremamente attenta al fenomeno del radicamento della criminalità organizzata – evidenzia l’Associazione imprenditoriale ricordando anche l’impegno di Confesercenti nazionale al fianco di SOS Impresa, l’associazione che da oltre 20 anni denuncia l’attività criminosa a danno delle imprese - ha da tempo disciplinato la propria vita associativa, prevedendo l’eventuale espulsione di quegli imprenditori per cui potesse essere provato il coinvolgimento o il legame con attività riconducibili al crimine organizzato”.