Le richieste di Ancestor Confesercenti E.R. per la modifica della L.R.41/97 in un convegno svoltosi oggi su Politiche di valorizzazione commerciale dei centri storici e ruolo dell’assistenza tecnica. In cinque anni 920 negozi in meno

Si è svolto oggi, all’Holiday Inn Express di Bologna, (via del Commercio associato 3), il convegno organizzato da Ancestor Confesercenti E.R. dal titolo:

 

Politiche di valorizzazione commerciale dei centri storici

e ruolo dell’assistenza tecnica

 

Scopo dell’incontro è stato quello di portare idee e proposte in vista della modifica della Legge Regionale 41/97 che prevede incentivi e politiche attive per la valorizzazione delle p.m.i. commerciali, compreso il sostegno a programmi di intervento per lo sviluppo dei “Centri commerciali naturali”, spazi commerciali omogenei, in aree urbane centrali, o in piccole frazioni, attraverso iniziative organizzate in modo collettivo e coordinato.

Hanno partecipato all’incontro il direttore di Confesercenti E.R. Marco Pasi, il coordinatore Ancestor E.R. (l'Associazione Centri Storici di Confesercenti) Stefano Bollettinari, il docente di Economia e gestione delle imprese dell’Università degli Studi di Milano Luca Zanderighi, il direttore scientifico del Centro Studi Turistici di Firenze, Alessandro Tortelli, l’assessore al Commercio e Turismo della Regione E.R., Andrea Corsini.

Sulla necessità di ritornare allo spirito originario della legge, reindirizzando le risorse direttamente verso le imprese dei pubblici esercizi e del commercio, si è soffermato il presidente di Confesercenti E.R. Dario Domenichini, secondo il quale occorre “introdurre, accanto alle misure per lo sviluppo del commercio elettronico, quelle per la promozione del web marketing, l’innovazione digitale e tecnologica delle piccole imprese, oltre alle già previste per la movimentazione delle merci e nelle tecniche di vendita o di ristorazione. Serve valorizzare lo strumento dei Confidi, il cui limite attuale appare troppo esiguo. Nell’ambito dei progetti di valorizzazione commerciale – continua Domenichini - oltre a misure sulla qualità e sicurezza dell’ambiente urbano, bisogna lasciare nella 41/97 i progetti che mirano allo sviluppo e all’ammodernamento delle imprese della rete distributiva, mantenendo la logica dell’aggregazione e l’obbiettivo della creazione dei centri commerciali naturali con la regia organizzata dei CAT del sistema associativo.

In tal senso, l’assistenza tecnica erogata attraverso la rete dei CAT, che devono essere equiparati e riconosciuti come i centri per l’innovazione della Rete dell’Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna, va rafforzata e rilanciata, prevedendo risorse per lo sviluppo di progetti aziendali, di consulenza e formazione, mettendo quindi in sinergia le risorse disponibili nei vari ambiti, a partire dal Fondo Sociale Europeo e facendoli diventare il cuore operativo dei Digital Innovation Hub; al riguardo Confesercenti Emilia Romagna ha già attivato una propria rete su tutto il territorio regionale”.

"Il commercio ha sempre rappresentato una ricchezza   per la qualità della vita e per l'economia delle nostre città - sostiene Stefano Bollettinari, coordinatore regionale di ANCESTOR- Confesercenti, - ma da diversi anni è in difficoltà e i negozi continuano a diminuire: occorre invertire la tendenza e puntare al rilancio del commercio urbano con un progetto forte. Serve un vero e proprio "Piano Marshall" che possa dare nuovo impulso a queste attività, che intervenga sia sui fattori infrastrutturali delle città come accessibilità, parcheggi, trasporti pubblici, sicurezza e qualità urbana, sia con politiche attive per le piccole imprese commerciali come supporto all'innovazione tecnologica e digitale, potenziamento dell'assistenza tecnica, gestione coordinata dei centri urbani sul modello anglosassone e misure di contenimento di affitti e tasse locali".

Quanto sia importante sostenere con interventi mirati le piccole imprese commerciali, risulta da alcuni dati sul commercio al dettaglio elaborati dall’Ufficio Studi Confesercenti E.R. su dati Unioncamere E.R. nei principali centri della nostra regione, nel periodo 2013/2018, da cui emerge un diminuzione consistente delle attività commerciali pari a 920 imprese.

La diminuzione più consistente, in termini assoluti, si è registrata a Bologna (-187 aziende), Ravenna (-118) e Rimini (-114); se si considera, invece, la diminuzione in termini percentuali, il capoluogo che ha visto il maggior ridimensionamento è Piacenza (- 10,4%), seguito da Ravenna (- 9%) e Cesena (- 7,4%). Le realtà che vedono, al contrario, una diminuzione meno consistente sono, in termini assoluti, Imola (- 30 imprese) e, in termini percentuali, Modena (- 2,9%).

Il calo lo si è registrato soprattutto fra le imprese specializzate (le non specializzate, infatti, sono diminuite di una sola unità e hanno aumentato il loro peso sul settore dal 12% al 13%). I settori più colpiti sono stati l'abbigliamento, le calzature e gli articoli in pelle (- 277 aziende), gli articoli culturali e creativi (libri, giornali, cartolerie e articoli sportivi - 253) e gli articoli per la casa (mobili, casalinghi, vernici ecc.- 234). Sono aumentati, invece, i negozi di apparecchiature informatiche/telecomunicazioni (+ 41).

Sono aumentate anche le attività di alloggio e ristorazione. Nel primo caso di 201 unità, nel secondo di 666. Per quanto riguarda l'alloggio, l'aumento è dovuto alla forte crescita di Bologna (+ 148 imprese), seguita a distanza da Ferrara (+28), mentre Rimini registra un calo di 18 unità. La tipologia che è cresciuta di più è stata quella degli affitti brevi, b&b e residence, passata da 274 a 491 unità, con una forte crescita in particolare a Bologna (da 76 a 221).

Nel settore della ristorazione, a fianco della crescita notevole delle imprese a Bologna (+ 247), si sono registrati buoni incrementi a Parma (+103), Modena (+101) e Reggio Emilia (+72).

 


LE PRINCIPALI RICHIESTE DI CONFESERCENTI E.R. PER IL COMMERCIO IN EMILIA ROMAGNA:


1) Risorse direttamente alle imprese per lo sviluppo di progetti commerciali

2) Valorizzazione della rete dei Cat (Centri di assistenza tecnica alle imprese del commercio, turismo e servizi) ed il loro riconoscimento come centri per l’innovazione

3) Valorizzazione del sistema dei Confidi collegati al territorio

4) Sostegno allo sviluppo dei Digital Innovation Hub per il commercio

5) Introduzione di risorse provenienti da diverse fonti per la qualificazione, anche infrastrutturale, dei centri urbani


 

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