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Assohotel Confesercenti Emilia Romagna invita Airbnb a rispettare quanto previsto dalle norme vigenti sulla cedolare secca del 21% e sull’imposta di soggiorno invece di replicare ai dati
La reazione così risentita Airbnb a proposito della nostra presa di posizione relativa agli affitti brevi ad uso turistico - sottolinea in una nota Assohotel Confesercenti Emilia Romagna- ci fa pensare di aver colto nel segno rispetto a una situazione che continuiamo a ritenere fuori controllo rispetto anche alla regolamentazione attuale cui dovrebbe essere soggetto il settore.
Cionondimeno pensiamo di aver sufficientemente chiarito che le nostre osservazioni si riferiscono ai casi in cui le regole attuali non vengono rispettate e comunque alla necessità di definire nuove norme alla luce dell’evoluzione che questa tipologia di ospitalità ha avuto in questi ultimi anni.
In proposito riaffermiamo che i dati riportati nell’indagine da noi commissionata al Centro Studi Turistici di Firenze sono la fotografia esatta della situazione, peraltro ricavata da un’analisi di dati on-line accessibili a chiunque e quindi facilmente controllabili.
Confermiamo la nostra valutazione generale che nel momento in cui sui principali portali web per l’Emilia Romagna viene rilevato un dato complessivo di oltre 67.000 proposte a un prezzo medio di 106 euro a notte, siamo di fronte a un’attività economica vera e propria, di carattere professionale e non già a un’attività di sharing economy nè tanto meno senza scopo di lucro.
Confermiamo anche i dati riferiti alla città di Bologna che sono stati rilevati confrontando la situazione del febbraio 2016 con quella a luglio 2017.
Infine, a proposito di regole invitiamo Airbnb, invece di replicare a noi, ad attenersi agli obblighi imposti dal decreto 50 del 2017, convertito in legge il 21 Giugno che prevede per gli affitti brevi il pagamento della cedolare secca del 21% e dell’imposta di soggiorno, fatto che non sembra per ora essere avvenuto per stessa ammissione di Airbnb.