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Indagine Assoturismo Confesercenti E.R: a quattro anni dalla reintroduzione dell'imposta di soggiorno manca ancora il regolamento attuativo nazionale ed è difficile verificare la destinazione del gettito. La posizione dell'Associazione resta critica
Presentata una ricerca sull’applicazione dell’imposta in Emilia Romagna
E’ stato presentato giovedì 8 ottobre 2015 nell’ambito di TTG Incontri alla Fiera di Rimini, uno studio commissionato da Assoturismo Confesercenti Emilia Romagna alla società JFC Tourism&Management sull’applicazione dell’imposta di soggiorno in Emilia Romagna. La posizione dell’associazione resta critica, sia rispetto alla tassa in sé perché rende l’offerta turistica meno competitiva, sia sulla sua successiva gestione; a quattro anni dall’emanazione della legge istitutiva manca ancora un regolamento attuativo nazionale e nella maggior parte dei casi è difficile controllare la destinazione specifica del gettito; quindi tale tributo ha finito per essere interpretato come uno dei tanti canali di finanziamento degli Enti locali.
Al convegno hanno preso parte: Andrea Corsini assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna, Filippo Donati presidente nazionale di Assohotel, Monica Saielli presidente nazionale di Assocamping, Loreno Rossi direttore di Confesercenti Bologna, Fabrizio Albertini vice presidente regionale Assohotel, Gabriella Gibertini vice presidente regionale Assohotel, Massimo Feruzzi direttore di JFC Tourism&Management, Stefano Bollettinari direttore regionale di Confesercenti Emilia Romagna.
Per il presidente di Assohotel Confesercenti Filippo Donati: “pur essendo completamente contrari alla tassa di soggiorno, chiediamo almeno una revisione generale della legge che l’ha istituita e delle modalità con cui i ricavi vengono poi impiegati”.
“La nostra associazione continua ad essere contraria all'imposta di soggiorno - dichiara Monica Saielli presidente nazionale di Assocamping Confesercenti - che ha già dimostrato la sua idoneità a deviare i flussi turistici verso mete che non la prevedono. Per motivazioni essenzialmente di bilancio i comuni si vedono costretti ad introdurla penalizzando gli operatori turistici che per mantenere la propria competitività sono obbligati ad abbassare i prezzi limando ulteriormente la redditività delle loro imprese. In riferimento alle strutture ricettive all’aria aperta e soprattutto ai campeggi va prestata particolare attenzione nel modulare la tariffa che va necessariamente differenziata per il settore dell’open air al fine di evitare che l'incidenza dell'imposta risulti sperequata rispetto al prezzo del soggiorno che mediamente si aggira intorno ai 10,00 euro al giorno".
“Questo ulteriore balzello più che per lo sviluppo del turismo in molti casi è diventato di fatto un mezzo per implementare il fabbisogno finanziario degli Enti locali – commenta Stefano Bollettinari direttore di Confesercenti Emilia Romagna – è necessario quindi controllare che laddove la tassa viene applicata sia destinata esclusivamente a fini turistici in accordo con le Associazioni di categoria e venga emanato un regolamento nazionale e con principi omogenei”
La “tassa di soggiorno” è oggi attiva in 24 Comuni della Regione Emilia Romagna; si tratta di una quota pari al 3,3% sul totale nazionale, che conta attualmente ben 724 Comuni che hanno applicato questa imposta. “Si prevede che le Amministrazioni Comunali della nostra regione che l’hanno istituita incasseranno nel 2015 circa 22Milioni 650mila Euro, contro i 19Milioni 670mila euro del 2014 - afferma Massimo Feruzzi, amministratore di JFC e responsabile della Ricerca”. Ma come vengono investiti questi proventi? Dalla rilevazione, nonostante le difficoltà riscontrate nel reperire le informazioni e dovute al fatto che le stesse Amministrazioni Comunali sono, sì obbligate alla destinazione di bilancio ma non lo sono per il rendiconto d’utilizzo, emerge che la maggior quota dei proventi incassati dai Comuni della Regione Emilia Romagna venga utilizzato per “manifestazioni ed eventi turistici/culturali” (35,5%), “nell’adesione e sostegno agli enti di promozione” (17,3%) e “nella riqualificazione degli spazi urbani degradati” (15,3%) ma anche in “servizi scolastici estivi”, “vigili per servizio estivo”, “trasporto urbano”, etc.
Sono 24, al momento, i Comuni della nostra Regione (su un totale di 348 [1] ) ad applicare l’imposta di soggiorno. Il primo Comune, a livello regionale, ad avere introdotto l’imposta di soggiorno è stato quello di Modena dove l’imposta è entrata in vigore il 1° luglio 2012 (poi soppressa, a seguito del sisma del 29 maggio, dal 1° ottobre al 30 giugno dell’anno successivo) seguita da Maranello e Bologna - Comuni in cui l’imposta è scattata dal 1° settembre - ed infine Rimini con decorrenza 1° ottobre. Nel corso del 2013 all’elenco si sono aggiunti ben 10 Comuni: San Mauro Pascoli, Cesena, Ravenna, Gatteo, Ferrara, Riccione, Savignano sul Rubicone, Porretta Terme, Parma, Cattolica. Un solo Comune, invece, ha introdotto l’imposta di soggiorno nel corso del 2014: Bagno di Romagna. Infine nel corso di quest’anno si sono aggiunti 9 comuni: Misano Adriatico, Salsomaggiore Terme, Imola, Castel San Pietro, Medicina, Dozza, Castel Guelfo, Casalfiumanese e Fontanelice. La quasi totalità dei Comuni applica l’imposta di soggiorno tutto l’anno. Solo alcuni comuni balneari, caratterizzati da una forte stagionalità, limitano l’applicazione ai soli mesi estivi, più precisamente: San Mauro Pascoli (dal 15/06 al 31/08), Savignano sul Rubicone (dal 24/06 al 31/08) e Misano Adriatico (dall’01/04 al 30/09).
Complicata la situazione per quanto riguarda l’analisi degli investimenti realizzati con l’imposta di soggiorno (destinazione di bilancio). E’ vero, infatti, che esiste, da regolamento, un vincolo di destinazione dei proventi derivanti dall’imposta di soggiorno – che devono quindi essere investiti in ambito turistico - ma è altrettanto vero che i Comuni non sono obbligati, per legge, a fornire il rendiconto dell’utilizzo, non esistendo, a tale proposito, nessun vincolo contabile specifico. Nei bilanci comunali non è prevista, infatti, un’indicazione esplicita degli interventi turistici finanziati in modo specifico e finalizzato con i proventi dell’imposta di soggiorno, essendo i relativi incassi destinati, in forma generale, a fronteggiare le spese relative agli eventi turistici ed alla promozione territoriale unitamente alle risorse proprie di bilancio che l’Ente ha riservato a tali finalità, integrando così la dotazione complessiva a disposizione del settore. Sulla base della rilevazione effettuata è un Comune balneare - Rimini – a raccogliere i maggior incassi dall’imposta di soggiorno: nel 2014 il valore incassato è stato pari a 7.728.235,74 euro. Segue, anche se con valori dimezzati, una città d’arte – Bologna: nel capoluogo emiliano l’imposta incassata nel corso del 2014 è stata pari a 3.678.966,91 euro. Occupa la terza posizione un’altra località balneare – Riccione: qui l’imposta accertata nel corso del 2014 è stata pari a 2.992.861,87 euro.
Seguono una città d’arte, Ravenna (1.598.830,00 euro) e una destinazione balneare, Cattolica (1.063.822,00 euro). Con valori nettamente inferiori troviamo, nell’ordine, le seguenti località: Parma (680.000,00 euro), Ferrara (euro 559.845,00) Modena (euro 483.000), Gatteo (358.385.50 euro), Cesena (euro 212.915,00), Maranello (euro 118.873,50), San Mauro Pascoli (euro 111.002,83), Bagno di Romagna (66.702,00 euro), Porretta Terme (34.805,00) e Savignano sul Rubicone (12.282,70).
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